L’uomo
è sempre stato affascinato dagli squali, soggetti fantastici di
leggende e miti, oggetto di culto, simboli ed emblemi delle civiltà
più antiche, protagonisti, a volte, anche di eventi drammatici e
sanguinosi.
Dopo
che lupi, leoni, tigri e ogni altro tipo di animale feroce, sono
stati imprigionati e sterminati e hanno perso nel nostro inconscio
la loro carica di misterioso terrore, il Grande Squalo Bianco è
rimasto l'ultimo grande oscuro predatore degli oceani, simbolo di
tutti i nostri orrori e delle nostre paure.
Quando
lo si vede da vicino per la prima volta si capisce subito perché il
suo nome più diffuso è Great White Shark e non più
semplicemente White Shark, con l'aggettivo "grande"
che diventa parte integrante del suo nome a testimonianza della sua
possenza.
Non
è il mostro crudele che si avventa con ferocia su tutto quello che
incontra come è stato raffigurato dalla cinematografia catastrofica
hollywoodiana, e quindi così trasferito nell'immaginario collettivo,
ma un animale cauto ed estremamente intelligente, che studia con
attenzione le sue possibili prede e valuta attentamente i rischi che
corre nello sferrare un attacco.
Durante
le nostre immersioni nel sud dell'Australia, abbiamo osservato
numerosi squali dai 3,50 fino ai 5,50 metri, sia maschi che femmine,
e abbiamo potuto constatare che ogni singolo squalo ha un proprio
preciso carattere e che gli attacchi hanno nella maggior parte dei
casi dei comportamenti simili di approccio e studio della preda, ma
poi sono l'esperienza, la cautela o la temerarietà, la conoscenza
della propria forza e la consapevolezza delle proprie capacità che
rendono unico ognuno di questi animali, facendo scattare
improvvisamente l'imprevedibile fulmineo assalto finale.
Chi
come noi abbia fatto l'esperienza delle gabbie australiane, e quindi
abbia visto una femmina di oltre cinque metri di lunghezza e del
peso presumibile di due tonnellate strappare dall'esca con estrema
precisione morsi da quaranta chili l'uno, chi abbia visto uno di
questi squali avanzare sicuro e deciso verso la gabbia, spalancando
una bocca con un’apertura di 80 centimetri, la mascella e la
mandibola irte di file di denti triangolari seghettati, taglienti
come rasoi affilati, sa benissimo che in acque libere è
assolutamente impensabile qualsiasi difesa da un attacco proveniente
da un simile animale. Fortunatamente, l'uomo non fa parte della
dieta usuale del Grande Squalo Bianco, e gli attacchi compiuti nei
nostri confronti sono solo da considerarsi come accidentali, frutto di
errori di valutazione o del caso. Anche l’atteggiamento di questo
predatore nei confronti degli esseri umani immersi senza protezione,
in condizioni normali, è raramente aggressivo e per lo più di
incuriosita investigazione: sta all’uomo trasmettere il messaggio
che non si tratta di una possibile preda abituale.
Godiamoci
comunque sempre in sicurezza l’esperienza eccitante, intensa, unica
ed esaltante dell’incontro con questo splendido
selvaggio
del mare, la serberemo in un luogo speciale della nostra
memoria per tutta la vita.
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3. Chiave per
l'identificazione del Grande Squalo Bianco
Per
poter identificare un Grande Squalo Bianco è necessario osservare e
riconoscere la presenza delle seguenti caratteristiche:
Esaminare la forma del
corpo:
Forma
del corpo Þ Affusolato
Osservare la posizione
della bocca:
Origine della bocca
Þ Dietro gli
occhi
Osservare la presenza
della la pinna anale:
Pinna
anale Þ Presente
Osservare il numero
delle pinne dorsali:
Pinne
dorsali
Þ Numero 2
Esaminare le fessure
branchiali:
Fessure branchiali
Þ Numero 5
Osservare l’occhio:
presenza o assenza della membrana nittitante?
Membrana nittitante
Þ Assente
ß
Ordine
Lamniformes
(comprende 7
famiglie: Alopiidae, Cetorhinidae,
Lamnidae, Megachasmidae,
Mitsukurinidae, Odontaspididae,
Pseudocarchariidae)
ß
Osservare la forma della
coda:
Pinna
caudale lunata, pressoché simmetrica
ß
Osservare la
bocca:
La
bocca è grande e arcuata, munita di denti triangolari robusti
diritti
ß
Famiglia Lamnidae
(comprende 3 generi
per un totale di 5 specie:
Carcharodon
carcharias, Isurus oxyrinchus, Isurus paucus,
Lamna ditropis, Lamna nasus)
ß
Osservare la presenza
di questi caratteri:
Bocca
con denti triangolari robusti, appiattiti, con bordo seghettato, ad
un’unica cuspide.
Muso
grande e conico, prima pinna dorsale grande con il margine anteriore
arcuato e pinne pettorali lunghe e falcate.
Peduncolo caudale
sottile con una sola carena laterale molto evidente, che si prolunga
fin sulla pinna caudale
ß
Carcharodon
carcharias


Il
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias), prodigioso
nuotatore, presenta la caratteristica di avere un peduncolo caudale
sottile, molto depresso in senso dorso-ventrale, generante grosse e
robuste carene laterali.
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4.
Riconoscimento del Grande Squalo Bianco
 |
Corpo massiccio, affusolato con il muso grande e
conico, peduncolo caudale sottile, molto depresso in senso
dorso-ventrale in modo da generare grosse e robuste carene
laterali e fossette precaudali.
|
 |
Cinque paia di fessure branchiali lunghe, estese
a circa 2/3 di profondità della gola, cui l’ultima, più lunga
si estende inclinata sul margine anteriore della pinna
pettorale. |
 |
La bocca è ampia e arcuata, munita di denti
molto grandi relativamente poco numerosi. I superiori sono
triangolari diritti e seghettati ad un’unica cuspide, gli
inferiori sono simili ma leggermente più stretti e
slanciati. |
 |
Le narici sono collocate sul muso in posizione
latero-ventrale.
|
 |
Gli
spiracoli sono minuscoli, posti approssimativamente ad un
altezza di poco al di sopra dell'occhio e sull'allineamento
del margine posteriore della bocca, visibili osservando
attentamente solo da molto vicino e possono essere anche del
tutto assenti. |
 |
Prima
pinna dorsale molto grande con origine sull’allineamento del
margine posteriore delle pinne pettorali, con il margine
anteriore
arcuato. |
 |
Seconda
pinna dorsale piccola.
|
 |
Pinna anale di dimensioni simili alla seconda
dorsale con origine sull'allineamento del margine posteriore
di quest'ultima.
|
 |
Pinna
caudale lunata, simmetrica, con il lobo inferiore grande quasi
quanto quello superiore (al contrario di quella della maggior parte
degli altri squali che è generalmente fortemente asimmetrica).
|
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Pinne
pettorali lunghe, ampie e falcate.
|
 |
Pinne
ventrali
piccole.
|
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Occhi
scuri abbastanza grandi privi di membrana
nittitante. |
 |
Colorazione:
superiormente grigio scuro, grigio-bruno o talvolta plumbeo
con riflessi blu o metallici, inferiormente
bianco. |
 |
Delimitazione
marcata e frastagliata fra la superficie superiore scura e
quella inferiore chiara; è presente una macchia scura lungo il
corpo, in prossimità dell'attaccatura della pinne pettorali.
Il lato inferiore delle pinne
pettorali presenta una caratteristica macchia scura
sull’estremità. Il margine
anteriore del lobo inferiore della pinna caudale presenta una
zona chiara. |
 |
Distinzione tra i sessi: i maschi sono facilmente
distinguibili per la presenza degli pterigopodi, ossia degli organi
copulatori, due appendici cilindro-coniche che si dipartono
dal lato interno della base delle pinne
pelviche. |
 |
La
pelle, estremamente liscia al tatto, è rivestita da scaglie placoidi, i cosiddetti denticoli
dermici, di forma tricarenata e appiattita con la funzione di
migliorare enormemente l'efficacia idrodinamica.
|

Nomenclatura delle
principali parti del Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Illustrazione di
Vittorio Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle caratteristiche anatomiche principali per il riconoscimento
del Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle caratteristiche della colorazione per il riconoscimento del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti
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5.
Classificazione
La
classificazione delle 479 specie di squali attualmente conosciute, è
tutt'oggi oggetto di continua revisione da parte degli ittiologi
sulla base di nuove scoperte, o di differenti interpretazioni, che
rendono necessarie frequenti variazioni o aggiornamenti.
Carcharodon carcharias, viene classificato come
di seguito indicato:
 |
Regno: Animale
|
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Phylum: Chordata
|
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Subphylum:
Vertebrata |
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Classe:
Chondrichthyes
|
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Sottoclasse:
Elasmobranchii
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 |
Superordine:
Selachimorpha
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 |
Ordine: Lamniformes
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 |
Famiglia: Lamnidae
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Genere: Carcharodon
|
 |
Specie: Carcharodon
carcharias
|
Venne
classificato scientificamente per la prima volta dal naturalista
svedese Carl von Linné (italianizzato con il nome di Carlo Linneo)
nel 1758 come Squalus carcharias. Successivamente, nel 1838,
lo zoologo statunitense di origine svizzera Louis Agassiz lo assegnò
al genere Carcharodon.
In
seguito fu ribattezzato numerose volte da altri studiosi che
erroneamente lo ridescrissero credendo di trovarsi a che fare con
una nuova specie.
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COMPONENTI DELLA FAMIGLIA LAMNIDAE |
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Famiglia |
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Genere |
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Specie |
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Lamna nasus |
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Smeriglio |
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Lamna |
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Lamna ditropis |
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Squalo salmone |
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Lamnidae |
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Carcharodon |
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Carcharodon carcharias |
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Grande Squalo Bianco |
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Isurus oxyrinchus |
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Squalo mako dalle pinne corte |
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Isurus |
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Isurus paucus |
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Squalo mako dalle pinne lunghe |
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6.
Etimologia
Il
suo nome scientifico Carcharodon carcharias,
deriva
dal greco kάrkhαros, aguzzo, odón, dente,
kαrkhαrίαs, pescecane. In italiano infatti è conosciuto anche
con il nome comune di pescecane (in realtà questo nome viene usato genericamente per chiamare
indistintamente
tutti
gli appartenenti alla famiglia
Lamnidae). Il nome squalo bianco non fa propriamente
riferimento al suo colore principale, che è scuro, ma solo alla sua
parte inferiore bianca, anche se ad onor del vero, questa
caratteristica è comune alla maggioranza degli squali e a moltissimi
pesci ossei.

Vista
ventrale del Grande Squalo
Bianco (Carcharodon carcharias).
La
sua abitudine a torcersi per staccare grandi bocconi dalle prede
mette in evidenza il chiarore della sua parte inferiore, questo può
aver probabilmente suggerito l'appellativo "bianco" all'interno del
suo nome.
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7.
Evoluzione
I pesci cartilaginei sono apparsi sulla terra oltre 425 milioni di anni fa, e negli ultimi 100 milioni di anni hanno
subito modificazioni poco rilevanti. Ciò sta a
significare non che gli squali siano animali primitivi e poco
evoluti come credono erroneamente alcuni, ma bensì, proprio per il
fatto di avere sviluppato già molto tempo addietro caratteristiche
anatomiche e morfologiche tali da renderli perfettamente adattati
agli ambienti che abitano, e aver praticamente rallentato la loro
possibile ulteriore evoluzione in quanto non necessaria, vanno
al contrario considerati a ragione animali altamente
evoluti.
Pertanto
"anziani", non "primitivi", anzi proprio l'opposto, ossia
estremamente evoluti da lungo tempo.
I
resti del genere Carcharodon risalgono a oltre 60 milioni di
anni, mentre quelli del Grande Squalo Bianco sono presenti già da 11
milioni di anni.
Contrariamente
a quanto ritenuto in passato, il più grande squalo
esistito, il Carcharodon
megalodon, apparso 26 milioni di anni fa, dotato di denti
di quasi 18 cm e una di lunghezza di oltre 16 metri, non è il
progenitore diretto di Carcharodon
carcharias, ma appare ormai certo che le due specie si siano
evolute su due strade parallele da un progenitore comune, Cretolamna apenndiculata.
Secondo una delle teorie evolutive più accreditate,
il Grande Squalo Bianco potrebbe essersi evoluto partendo da
Cretolamna apenndiculata
(vissuto tra i 112 e i 50 milioni di anni fa) che si evolse
in
Isurolamna inflata (vissuto tra i 60 e i 50 milioni di anni
fa), dal quale successivamente si evolse Isurus (Macrorhizodus) praecursor,
(vissuto
tra i 55 e i 34 milioni di anni fa), a cui seguì
Isurus (Cosmopolitodus)
hastalis,
(vissuto tra i 34 e i 24 milioni di anni fa) che diede infine origine a
Carcharodon
carcharias.

Linea
evolutiva di Carcharodon carcharias.
ingrandisci
Purtroppo
gli scheletri cartilaginei degli squali, al contrario di quelli
ossei degli altri animali, non si prestano assolutamente ad una
buona fossilizzazione, pertanto i resti a disposizione per gli studi
dei paleontologi sono estremamente scarsi. Al contrario è possibile
ritrovare quantità enormi di denti, spesso perfettamente conservati
anche dopo numerosi milioni di anni.
E' però
doveroso ricordare, che se è vero che gli studi volti ad individuare
caratteristiche morfologiche e dimensionali basandosi unicamente
delle dentature di squali viventi (dai quali pertanto si può sempre valutare la bontà degli esiti)
sono estremamente difficili e in ogni caso forniscono risultati molto
approssimativi, altrettanto si può immaginare quanto sia l'estrema
imprecisione e la grande soggettività dei risultati di studi
effettuati utilizzando esclusivamente la forma e le caratteristiche
di singoli denti di squali scomparsi da milioni di anni e
dei quali non è rimasto praticamente quasi null'altro. Recenti
studi compiuti su fossili rinvenuti in Virginia, negli Stati Uniti,
confermerebbero l'estraneità di Carcharodon
megalodon nella discendenza diretta che ha generato Carcharodon carcharias. L'antico
progenitore che ha originato il gigantesco Carcharodon
megalodon
proverrebbe quindi da un differente gruppo, pertanto
alcune correnti scientifiche
hanno collocato megalodon
nel genere Carcharocles anziché nel genere
Carcharodon
come in origine.

Linea
evolutiva di
Carcharodon carcharias
e Carcharodon
(Carcharocles) megalodon.
ingrandisci
Lo studio accurato dei denti
fossili ha permesso ai paleontologi di scoprire la sostanziale
caratteristica per poter formulare queste conclusioni. Si è infatti
appurato che sulle cuspidi dei denti di megalodon,
inizialmente lisce, nel corso di milioni di anni, abbiano iniziato a
formarsi le caratteristiche dentellature (mediamente 20 dentelli per
centimetro su denti che potevano arrivare sino a 18 centimetri). Studiando proprio la
forma, le dimensioni e la proporzione delle dentellature rispetto
alle dimensioni complessive dei singoli denti, si è osservato che
queste differiscono sostanzialmente da quelle degli esemplari
odierni di Carcharodon carcharias,
che presenta denti molto più piccoli con dentellatura decisamente
più ampia (mediamente 12 dentelli per centimetro su denti che
possono arrivare sino a 5 centimetri).
Per gli scienziati, questa caratteristica particolare non è
attribuibile esclusivamente ad
una normale evoluzione naturale, bensì esclusivamente ad un
progenitore non comune tra le due specie.
Ciò nonostante,
attualmente gli studiosi non dispongono di materiale sufficiente per
consentire di dare una risposta certa e definitiva al dibattito Carcharodon-Carcharocles,
tuttavia appaiono concordi nel riconoscere in Cretolamna apenndiculata
il più probabile antenato di Megalodon, e che quest'ultimo non sia
l'antenato diretto di Carcharodon carcharias,
ma bensì una sorta di "cugino più anziano". Di conseguenza
il candidato
migliore come antenato comune è Cretolamna apenndiculata,
che può essere considerato ragionevolmente quindi l'anello di congiunzione
più probabile.
Dente fossile di Otodus obliquus (Lamna
obliqua), faccia anteriore,
Khouribga,
Marocco, 68 - 50 milioni di anni.
Dente fossile di Otodus obliquus (Lamna
obliqua), faccia posteriore, Khouribga,
Marocco, 68 - 50 milioni di anni.
Dente fossile di Otodus obliquus (Lamna
obliqua), su matrice, faccia postreiore,
Khouribga,
Marocco, 68 - 50 milioni di anni.
Dente fossile di Paleocarcharodon
orientalis, faccia anteriore,
Khouribga,
Marocco, 65 - 45 milioni di anni.
Dente fossile di Paleocarcharodon orientalis, faccia posteriore,
Khouribga,
Marocco, 65 - 45 milioni di anni.
 Possibile
alternativa per l'origine di Carchrocles auriculatus, (53 -32
milioni di anni):
evoluzione da Otodus obliquus (teoria più accreditata),
oppure evoluzione da Paleocharcharodon orientalis.
Dente fossile di Carcharodon
(Carcharocles) megalodon,
faccia anteriore,
26 - 1,6 milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon (Carcharocles) megalodon,
faccia posteriore, 26 - 1,6 milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon
(Carcharocles) megalodon,
faccia anteriore,
26 - 1,6 milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon (Carcharocles) megalodon,
faccia posteriore, 26 - 1,6 milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon (Carcharocles) megalodon, particolare faccia anteriore,
26 - 1,6 milioni di anni.
 Raffronto
tra denti fossili di Carcharodon carcharias, 11
milioni di anni, e Carcharocles (Carcharocles)
megalodon, 26 - 1,6 milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon carcharias,
faccia anteriore,
Antofagasta,
Cile, 11
milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon carcharias,
particolare faccia anteriore,
Antofagasta,
Cile, 11
milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon carcharias,
faccia posteriore,
Antofagasta,
Cile, 11
milioni di anni.
Dente fossile di Carcharodon carcharias,
particolare faccia posteriore,
Antofagasta,
Cile, 11
milioni di anni.
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8.
Misure
 |
I piccoli, perfettamente simili agli adulti,
alla nascita misurano dai 120 ai 150 centimetri di
lunghezza.
|
 |
La maggior parte degli individui osservati sono
compresi tra i 3,50 e i 5,00 metri di lunghezza.
|
 |
Le dimensioni massime sono alquanto controverse:
la lunghezza maggiore conosciuta è almeno 6.6 metri (recenti
studi hanno dimostrato che l’esemplare record pescato nelle
acque di Malta il 17 aprile 1987 e accreditato inizialmente di
una lunghezza di 7,14 metri fosse in realtà stato
sovrastimato), ma esemplari di oltre 7 metri sono
assolutamente probabili.
|
 |
Quello
che probabilmente è il più grande esemplare mai registrato fu
catturato nel 1982 a Dakar in Senegal. Sebbene al ricercatore
spagnolo Juan
Antonio Moreno
non
fu data la possibilità di misurarlo precisamente, egli stimò
che dovesse oltrepassare la lunghezza di 8 metri. La grande
professionalità e serietà, unita alla considerevole esperienza
dello studioso, fanno ritenere l'osservazione assolutamente
attendibile. |
 |
Da studi sull'accrescimento delle vertebre, si
presume che possa vivere sino a circa 50 anni. |

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle proporzioni del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias) rispetto agli
esseri umani.
Disegno di Vittorio
Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle proporzioni della testa del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle proporzioni della prima pinna dorsale e di quelle pettorali del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulla posizione degli occhi e
sulle proporzioni della carene laterali del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle posizioni e sulle proporzioni della seconda pinna dorsale e di
quella anale del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti

Appunti tratti dal
Diario di Viaggio di Vittorio Gabriotti
sulle proporzioni e sulla forma della pinna caudale del
Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Disegno di Vittorio
Gabriotti
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9. Gli organi
di senso
Il Grande Squalo Bianco ha sviluppato raffinati organi
di senso:
 |
Olfatto:
riesce a percepire le impercettibili tracce odorose rilasciate
da animali feriti o morti ad enorme distanza, risalendole sino
a giungere alla fonte di emissione delle potenziali
prede. |
 |
Linea
laterale: sensibile ai più piccoli cambi di pressione,
permette di avvertire le vibrazioni e i cambi di pressione
provocati dai corpi in movimento. Animali feriti o in
difficoltà, muovendosi scoordinatamente, generano vibrazioni a
bassa frequenza riconoscibili dagli squali sino ad una
distanza di oltre 250
metri. |
 |
Udito:
l'orecchio interno degli squali consente di udire i rumori e
le vibrazioni
sino a oltre 100 metri di distanza, contribuendo a guidarli verso le
prede. |
 |
Vista:
dotati di una vista molto acuta, in grado di distinguere molto
bene i colori ed i contrasti, hanno occhi dotati di tapetum
lucidum, una struttura in grado di riflettere la luce per
aumentare la sensibilità di visione in caso di scarsa
illuminazione. Già da 25 metri di distanza utilizza la vista
per localizzare la possibile preda. Essendo privo di membrane
nittitanti, nell'istante precedente l'attacco ruota gli occhi
all'indietro, per difenderli da possibili offese da parte
delle sue prede. Sono stati osservati numerose volte squali
bianchi uscire con la testa dall'acqua per osservare
l'ambiente circostante: ciò lascia supporre che il loro occhio
abbia la possibilità di adattarsi parzialmente per
consentirgli una sufficiente visione
aerea. |
 |
Ampolle
di Lorenzini: l'organo di elettroricezione caratteristico
degli squali, consente di captate i debolissimi campi
elettrici emessi dal sistema nervoso delle prede, utilizzato a
brevissima distanza negli attacchi, è fondamentale per guidare
lo squalo sulla preda, nell'istante in cui è temporaneamente
impossibilitato a vedere avendo ruotato gli occhi
all'indietro, in caso di acqua torbida o nell'oscurità. Viene
anche utilizzato per orientarsi sfruttando il campo magnetico
terrestre. |
 |
Tatto:
il corpo dello squalo è sensibile al tatto, ciò gli è utile
per avere ulteriori informazioni sulle sue possibili
prede. |
 |
Gusto:
dalle informazioni trasmessegli dai recettori del gusto posti
nella cavità orale lo squalo è in grado di valutare la
commestibilità dell'oggetto assaggiato.
|

L'occhio del Grande
Squalo Bianco essendo privo di membrana nittitante, nell'istante
precedente l'attacco ruota all'indietro, per difendersi da possibili
offese da parte delle prede.
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10. La pelle
La pelle del Grande Squalo Bianco accarezzata
dal muso in direzione della coda si rivela sorprendentemente liscia
al tatto, ciò in virtù del rivestimento pressoché continuo di
scaglie placoidi di cui è dotata che hanno la funzione di ampliare
eccezionalmente l’efficacia idrodinamica dell’animale.
Altri squali, al contrario, hanno evoluto
scaglie placoidi in base alle loro abitudini di vita passando da una
generica di funzione di rivestimento, a una funzione di difesa o di
riduzione dell’attrito, che rendono la loro pelle estremamente
liscia, ruvida, pungente o addirittura spinosa per adattarla ad un
particolare tipo di habitat o come strumento di difesa nei confronti
di altri predatori.
Nel passato gli ebanisti, per levigare i mobili
pregiati e conferire alle superfici di essenze legnose nobili
l’aspetto della seta prima della lucidatura finale, utilizzavano lo
zigrino, ossia la pelle essiccata di Lamna nasus
il cui nome comune è, non a caso, “Smeriglio” (da cui smerigliare,
levigare ecc.).

Particolare fortemente
ingrandito della pelle di Smeriglio
Lamna nasus.
L’utilizzo della pelle di squalo in realtà è
antichissimo, in tutte le epoche e in tutte le culture è stata
utilizzata per gli usi più congeniali alle sue caratteristiche:
nell’antica Grecia per levigare gli oggetti in legno, mentre in
Persia, così come in Giappone i costruttori di spade la usavano per
realizzare resistenti foderi e rivestire l’elsa delle spade e
renderne l’impugnatura più salda e sicura.
In tempi più recenti la pelle di squalo,
conosciuta con il nome di galuchat, elastica, resistentissima
e insensibile all’acqua è stata usata per confezionare gli articoli
di pelletteria più diversi, scarpe, cinture, borse, portafogli, ma
anche cinturini per orologi sportivi e subacquei.
Le scaglie placoidi, dette anche denticoli
dermici, se osservate con un fortissimo ingrandimento appaiono
composte da una piastra basale costituita da tessuto osseo simile
alla dentina che costituisce i denti, fissata al derma per mezzo di
fibre connettivali e da un peduncolo che sostiene una spina
orientata in direzione dal muso verso la coda formata anch’essa da
dentina, ma rivestita da smalto.

Particolare della
sezione di una scaglia placoide o denticolo
dermico della lunghezza di 200-250 micron, di cui è ricoperta la pelle di
Carcharodon carcharias.
Illustrazione di
Vittorio Gabriotti
Le spine assumono forme differenti
a seconda del diverso adattamento evolutivo della specie, con
carene, solchi e cuspidi le più diverse: quelle del Grande Squalo
Bianco, altamente idrodinamiche, sono di forma tricarenata e
appiattita.

Riproduzione
ingrandita circa 500 volte di una scaglia placoide di Carcharodon carcharias,
caratterizzata da una forma tricarenata e appiattita.
Modello di Vittorio
Gabriotti.

Vista frontale della
riproduzione di una scaglia placoide di Carcharodon carcharias.
Modello di Vittorio
Gabriotti.

Vista laterale della
riproduzione di una scaglia placoide di Carcharodon carcharias.
Modello di Vittorio
Gabriotti.

Vista superiore della
riproduzione di una scaglia placoide di Carcharodon carcharias.
Modello di Vittorio
Gabriotti.
Le scaglie placoidi, così come i denti,
differiscono significativamente da specie a specie, e persino in uno
stesso esemplare a seconda della parte del corpo esaminata. In molte
specie addirittura hanno forma e dimensioni diverse negli esemplari
maschili e in quelli femminili divenendo in tal modo un carattere
significativo per il riconoscimento e lo studio degli squali anche
sulla base di piccoli frammenti di pelle.
Tra le numerose funzioni delle scaglie
placoidi, certamente la più sorprendente è quella connessa alla
riduzione della resistenza idrodinamica. Anche se può apparire a
prima vista impensabile che delle strutture che rendono la pelle di
uno squalo un sorta di enorme grattugia, ne favoriscano l'efficacia
idrodinamica, in realtà studiando matematicamente le dimensioni, la
forma e le loro sculture nell’intero complesso, è emerso che esse
sono sufficientemente grandi da ridurre la micro turbolenza nello
strato d’acqua laminare che fascia e circonda lo squalo mentre esso
nuota, ma al tempo stesso, sufficientemente piccole per impedire un
considerevole incremento della superficie bagnata. L’azione
congiunta di questi effetti incrementano la riduzione della
resistenza al nuoto.
Le sorprendenti caratteristiche dei denticoli
dermici non si fermano qui: specie pelagiche altamente veloci come
Isurus oxyrinchus, sono dotati di scaglie placoidi
addirittura in grado di variare il proprio orientamento durante il
nuoto mediante la riduzione della piastra basale, in modo da
renderle più mobili e pertanto soggette a variare spontaneamente la
propria angolazione al variare dell’angolazione della spinta
dell’acqua. La peculiarità di variare la loro forma e dimensione in
funzione della parte del corpo considerata, viene estremizzata sul
margine esterno delle pinne pettorali, dove i denticoli si fanno
quasi lisci adattandosi all’esiguo spessore raggiunto qui dallo
strato limite dell’acqua, mutandosi ulteriormente sulla parte
superiore per favorire la spinta delle pinne verso l’alto.
Le scaglie placoidi assumono anche una
rilevante funzione di protezione di altri organi assumendo un ruolo
importante nel convogliamento o meno dell’acqua in determinate zone
del corpo. Nel caso delle cripte sensitive, quest’ultime sono sempre
circondate da due denticoli dermici dalla forma allargata, uno in
posizione anteriore, e l’altra in posizione posteriore; la spina
superiore si è modificata per convogliare l’acqua verso le cripte
accrescendo la loro sensibilità agli stimoli. Allo stesso modo
esistono scaglie placoidi che orientano il flusso dell’acqua verso i
recettori delle ampolle di Lorenzini, verso la linea laterale, o
verso le narici. Esistono anche denticoli dermici che,
contrariamente, posti attorno agli occhi hanno la funzione di
deviare e quindi ridurre la pressione dell’acqua verso questi organi
delicati.
Gli studi e
le ricerche effettuate sull'idrodinamica della pelle dei grandi
squali veloci, stanno oggi trovando le più diverse applicazioni: da
tessuti particolari utilizzati per confezionare costumi da bagno a
bassissimo coefficiente d'attrito per le competizioni, a
rivestimenti speciali per gli scafi di imbarcazioni da regata, sino
alla produzione di strati di materiali altamente aerodinamici per le
fusoliere e le ali degli aerei.

La
pelle del Grande Squalo Bianco, estremamente liscia al tatto, è rivestita da scaglie placoidi, i cosiddetti denticoli
dermici, di forma tricarenata e appiattita con la funzione di
migliorare enormemente l'efficacia idrodinamica.
Vista superiore della
riproduzione di una porzione di pelle fortemente ingrandita con
l'insieme delle scaglie placoidi che la ricoprono.
Modello di Vittorio
Gabriotti.
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11. La rete
mirabile
Uno dei segreti del Grande Squalo Bianco, comune anche
agli altri componenti dell'Ordine
Lamniformes, è un meccanismo di conservazione del calore, che
gli consente di avere più energia a disposizione e quindi maggior
potenza.
Mentre
quasi tutti gli squali sono pesci a sangue freddo, ossia eterotermi,
i Lamniformes
presentano endotermia regionale.
Il sistema è composto da una fascia di muscoli rossi
particolarmente sviluppati situati nella parte profonda del corpo,
in prossimità della colonna vertebrale, anziché in posizione
superficiale come nella maggioranza degli altri squali, strettamente
connessi al sistema circolatorio tramite una estesa rete di
capillari, detta rete mirabile, che ha la funzione di scambiatore di
calore, pertanto durante il nuoto i muscoli rossi utilizzati per il
movimento continuo - o nuoto di crociera, riscaldano il
sangue.
La
circolazione sanguigna particolare, detta circolazione controcorrente, permette al sangue venoso di ricevere calore prima
di ritornare al cuore, in modo di mantenere la muscolatura interna
ed il cervello progressivamente più caldi.
L'elevato numero di vasi sanguigni è a sua volta
correlato alle dimensioni del cuore, più grosso rispetto gli altri
squali, e pertanto capace di garantire un maggiore
approvvigionamento di ossigeno ai muscoli rossi, proprio per questo
più efficienti e in grado di produrre calore.
Questo consente al Grande Squalo Bianco di avere una
temperatura corporea mediamente di 4 - 5 °C superiore a quella
dell'acqua circostante e sino a 13 - 14 °C a livello dello stomaco.
Quest'ultima condizione è fondamentale per poter digerire, e quindi
assimilare rapidamente prede altamente energetiche, quando esse sono
disponibili in abbondanza.
La
possibilità di essere in parte svincolati dalla necessità di doversi
trattenere negli strati d'acqua più favorevoli e ai cambiamenti che
la temperatura impone alla vita dei pesci, aumenta considerevolmente
le loro potenzialità.
La
superiore energia generata dal calore rende possibile sprigionare
una maggior potenza muscolare per mantenere un nuoto sostenuto più a
lungo e con una velocità media di crociera più elevata, effettuare
rapidissimi scatti ad alta velocità, sino ad arrivare a compiere
prodigiosi salti fuori dall'acqua.


Uno dei segreti del
Grande Squalo Bianco, è la rete mirabile, un meccanismo di conservazione del calore, che
gli consente di avere più energia a disposizione e quindi maggior
potenza.
Illustrazione di
Vittorio Gabriotti

Temperatura corporea
rispetto alla temperatura dell'acqua circostante.
Il maggior sviluppo
della muscolatura rossa ai lati della colonna vertebrale e l'elevato numero di vasi sanguigni è
correlato alle dimensioni del cuore, più grosso rispetto gli altri
squali, capace pertanto di garantire un maggiore approvvigionamento
di ossigeno ai muscoli rossi, proprio per questo più efficienti e in
grado di produrre calore riscaldando il sangue venoso diretto al
cuore. Questo consente al Grande Squalo Bianco di mantenere la
muscolatura interna progressivamente più calda, con una
temperatura corporea mediamente di 4 - 5 °C superiore a quella
dell'acqua circostante e sino a 13 - 14 °C a livello dello stomaco.
Illustrazione di
Vittorio Gabriotti
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12.
Riproduzione
 |
Modo
riproduttivo: viviparo aplacentato, con oofagia (gli embrioni
si nutrono di uova non fecondate nell'utero materno prodotte
appositamente).
|
 |
Il
parto avviene tra la primavera e la tarda estate, si presume
preferibilmente in mari temperati.
|
 |
Età maturità sessuale: maschi 9-10 anni (circa
3,8-4,0 metri), femmine 14-16 anni (circa 4,5-5,0
metri). |
 |
Periodo di gestazione presunto: 12-14
mesi. |
 |
Numero dei piccoli: 2-14, forse fino a
16-18. |
 |
Lunghezza alla nascita: tra i 120 e i 150 centimetri.
|

I maschi
sono facilmente distinguibili per la presenza dei pterigopodi, ossia degli organi
copulatori, due appendici cilindro-coniche che si dipartono
dal lato interno della base delle pinne pelviche.
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13.
Denti
 |
La
forma dei denti varia con l'età degli individui: i piccoli hanno i denti simili a quelli degli adulti, ma
più aguzzi e sottili e dotati
di due minute cuspidi laterali, gli inferiori sono talora
coi bordi lisci anziché seghettati. Questi caratteri
scompaiono rapidamente con la crescita, ma in modo singolare,
in questo stadio, li rendono estremamente simili ai denti di
smeriglio Lamna nasus adulto.
|
 |
I
denti degli adulti sono molto grandi, possono infatti giungere
a superare i 5 cm, appiattiti, triangolari, con i margini
fortemente seghettati. Quelli superiori sono mediamente 26,
con una variabilità da 24 a 28, quelli inferiori 22, con una
variabilità da 20 a 26.
|
 |
I
superiori e gli inferiori sono molto simili tra loro, con la
differenza che quelli inferiori sono leggermente più stretti
e slanciati. |
 |
I
denti presentano una faccia anteriore (ossia il lato rivolto
verso l'esterno, detto anche labiale) più appiattita, ed una posteriore (ossia il
lato rivolto verso l'interno, detto anche linguale) più
bombata. |
 |
Gli
anteriori, molto grandi, sono seguiti dagli intermedi,
leggermente più piccoli, ma meno che negli altri Lamnidi, dai
denti laterali e dai posteriori, mano a mano più piccoli. Lungo una medesima
arcata mascellare o mandibolare i denti sono sostanzialmente
simili, seppure l' inclinazione e la forma tendano a mutare
progressivamente verso gli angoli della bocca, via via che
diminuiscono le dimensioni dei denti. |
 |
I
denti inferiori hanno la funzione di fissare e trattenere la
presa sulla preda, mentre quelli superiori si abbattono verso
il basso per tranciarne via un'abbondante porzione. |
 |
Molto
frequentemente l'azione di taglio viene agevolata con potenti
movimenti di scuotimento della testa da sinistra a destra,
conferendo ai denti anche le proprietà di una micidiale sega.
Probabilmente è stata proprio questa caratteristica di
trattenere saldamente la presa sulla preda dibattendo
selvaggiamente il capo come un mastino, che ha fatto valere
allo squalo bianco il nome popolare di pescecane, o come
viene chiamato in Sicilia, pisci mastinu. |

Vista interna delle mascelle di Carcharodon carcharias
custodita dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano,
facente parte dell'antica Collezione Settala (XVII Secolo).
Il
reperto risalente ad almeno il periodo 1640 - 1660, è di uno dei più grandi e antichi conservati al mondo.
Circonferenza mascella superiore: 100 cm
Circonferenza mascella inferiore: 88 cm
Lunghezza totale stimata dell'esemplare: 640 cm

I denti
superiori e inferiori sono molto simili tra loro, con la
differenza che quelli superiori sono marcatamente triangolari,
mentre gli inferiori sono leggermente più stretti
e slanciati:
a
destra la vista linguale di una coppia di denti superiore e
inferiore, a sinistra la vista labiale della medesima coppia.

Dente di Carcharodon carcharias, faccia
anteriore.

Dente di Carcharodon carcharias,
particolare faccia anteriore.

Dente di Carcharodon carcharias, faccia
posteriore.

Dente di Carcharodon carcharias, particolare faccia
posteriore.

Dente di Carcharodon carcharias, faccia
anteriore.

Dente di Carcharodon carcharias, particolare
faccia anteriore.

Dente di Carcharodon carcharias, faccia
posteriore.

Dente di Carcharodon carcharias, particolare
faccia posteriore.
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14.
Dieta
Il Grande
Squalo Bianco ha una dieta molto varia, che muta in funzione delle
prede disponibili in una determinata area e all'età degli esemplari.
 |
Fase giovanile: pesci ossei, piccoli squali e
razze.
|
 |
Fase adulta: squali, razze, pesci ossei, otarie,
leoni di mare, delfini, grasso di balena (prelevato dalle
carcasse), calamari, uccelli marini, tartarughe, granchi,
gasteropodi. |

Le
otarie sono tra le prede preferite di Carcharodon carcharias.
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15.
Habitat
 |
Si tratta di una specie soprattutto costiera e
delle zone al largo delle piattaforme continentali ed
insulari, grandi individui sono frequenti al largo delle isole
oceaniche dimostrando la propensione alle escursioni
epipelagiche.
|
 |
Frequentemente si avvicina alla riva sino alla
linea dei frangenti, e può arrivare anche in acque molto
basse, soprattutto se quest’ultime sono confinanti con zone
profonde.
|
 |
Predilige come zone di caccia le isole
continentali lontano dalla costa popolate da colonie di
pinnipedi, sue prede usuali.
|
 |
Preferisce mantenersi nelle acque superficiali,
comprese tra i 13 e i 32 metri anche se può spingere sino a
profondità molto elevate, almeno 1.875 m.
|
 |
Sembra
gradire maggiormente le acque con la temperatura in superficie
compresa tra i 15 e i 22 °C; la gamma conosciuta di
temperatura del mare in superficie è compresa tra i 7 e i 27
°C; mentre la temperatura minima registrata in profondità è 4
°C. |

Le
isole rocciose lontano dalla costa popolate da pinnipedi sono
tra i territori di caccia preferiti del Grande Squalo Bianco.
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16.
Distribuzione
 |
Cosmopolita: dai mari freddi, ai mari temperati,
a quelli tropicali.
|
 |
Si
presenta principalmente nei mari temperati, ma gli individui più
grandi penetrano nelle acque tropicali e, più sporadicamente, le
acque fredde. |
 |
La sua
presenza è nota in tutto il Mar Mediterraneo. Nell'Oceano
Atlantico orientale dalle coste atlantiche francesi, sino al
largo del Sudafrica. Nell'Oceano Indiano è stato documentato al
largo del Sudafrica, del Madagascar, Zanzibar, delle Isole Seychelles,
Isole Reunion, Isole Mauritius, in Mar Rosso e al largo delle
coste occidentali e meridionali australiane. Nell'Oceano
Pacifico occidentale al largo delle coste orientali australiane,
e da nord a sud dalla Siberia alla Nuova Zelanda, in quello
centrale alle Isole Marshall, e Isole Hawaii, mentre nell'Oceano
Pacifico occidentale lungo le coste dell'Alasca sino al Golfo
della California, lungo le coste di Panama e del Cile.
Nell'Oceano Atlantico occidentale da Terranova alla Florida, nel
Golfo del Messico, alle Isole Bahamas, al largo di Cuba e lungo
le coste del Brasile e dell'Argentina.
|
 |
Gli esemplari di taglia inferiore ai 3 metri
sembrano prediligere le acque temperate, mentre quelli
superiori hanno una gamma di distribuzione più estesa.
|
 |
Probabilmente si tratta di una delle specie di
squali tra le più ampiamente distribuite. |
 |
Anche
se le informazioni sugli spostamenti sono limitate dalla
relativa rarità del Grande Squalo Bianco, i dati emersi dai vari
programmi di marcatura rivelerebbero che sono capaci di compiere
spostamenti sia su scale regionali che intercontinentali.
Generalmente i grandi esemplari intraprendono lunghi viaggi
attraverso i grandi bacini oceanici, tuttavia questi dati
forniscono solo una marginale documentazione della reale
distribuzione del Grande Squalo Bianco. |

Distribuzione mondiale
del Grande Squalo Bianco (Carcharodon carcharias).
Illustrazione di
Vittorio Gabriotti
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17.
Presenze
 |
Da raro a sporadico rispetto ad altri
squali.
|
 |
In base alla stagione può essere molto frequente
attorno alle isole rocciose in mare aperto frequentate da
pinnipedi. |
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18. Strategie predatorie
In base alle
prede cacciate, gli squali bianchi hanno evoluto diverse tattiche
predatorie, sia diurne che notturne, impiegate in base ai fattori
ambientali e alle condizioni naturali o meteo marine del luogo o del
momento.
E' ormai inoltre
noto che questi squali apprendano dalle esperienze passate e
adeguino le loro strategie al mutare delle tattiche
difensive delle prede e ai diversi contesti ambientali.
Il comportamento
predatorio degli squali è solitamente suddiviso in cinque fasi:
 |
rilevazione della possibile preda, |
 |
identificazione della preda, |
 |
avvicinamento, |
 |
attacco, |
 |
alimentazione. |
Tuttavia, queste
fasi nel Grande Squalo Bianco, sono di più difficile
interpretazione, in particolar modo le prime due. I modelli di
rilevazione della possibile preda e di identificazione della preda,
sono stati studiati attraverso l’utilizzo di prede sperimentali. I
risultati hanno evidenziato che quando gli squali si trovano di
fronte a poter scegliere due possibili obbiettivi, ad esempio uno di
forma insolita per il loro ambiente e uno riproducente la sagoma
fusiforme di un mammifero marino, selezionano la forma che è più
comune nel loro habitat. Effettivamente la scelta che viene operata
in natura solitamente è se rispondere ad un singolo stimolo di una
potenziale preda piuttosto che la scelta tra due diverse tra loro.
Quando un singolo oggetto è stato presentato, questo è stato
invariabilmente investigato. Alcuni studiosi ritengono che la
silhouette dei nuotatori, degli snorkelisti e dei surfisti, osservata
dal basso verso l’alto assomigli a quella dei pinnipedi o delle
tartarughe marine e che questa identificazione errata sia la causa
della maggior parte degli attacchi di squalo nei confronti degli
esseri umani. Tuttavia, il fatto che gli squali bianchi attacchino
gli oggetti inanimati di una varietà di figure, di formati e di
colori, nessuno dei quali assomiglia a quelli di un mammifero
marino, contrasta con l’ipotesi ben nota della “mistaken identity”
(identificazione errata). Gli scienziati suggeriscono che gli squali
bianchi colpiscano o attacchino frequentemente gli oggetti
sconosciuti per determinarne le potenzialità alimentari. Secondo
questa ipotesi azzannare un oggetto sconosciuto sarebbe l’unico
metodo per poterne valutare la commestibilità.
Sulla base delle
osservazioni subacquee, gli studiosi hanno riscontrato diverse
tecniche di avvicinamento. La maggior parte degli squali osservati
dimostra utilizzare un avvicinamento subacqueo “underwater
approach” in cui lo squalo nuota appena sotto la superficie fino
a circa un metro dalla possibile preda, quindi sferra l’attacco
deviando la testa verso l’alto ed emergendo dall’acqua. Sono stati
osservati anche attacchi con veloci balzi con il corpo che usciva
solo parzialmente dalla superficie dell’acqua “surface-charge”.
In altri casi più rari, gli squali bianchi utilizzano un attacco
invertito “inverted approach” nel quale si presentano con il
lato ventrale verso l’alto. Nonostante la maggior parte degli attacchi
pare sia orientata orizzontalmente, gli attacchi verticali sono
comunque molto comuni.
Ci sono grandi
vantaggi nel compiere attacchi dal basso verso l’alto: in primo
luogo un assalto di questo tipo pone il predatore in una condizione
di considerevole superiorità, in quanto in virtù del suo colore dorsale scuro
rimane praticamente invisibile dalla preda sino all’ultimo istante,
in secondo luogo, le prede sono nella condizione esattamente
opposta, ossia nettamente visibili stagliate in controluce; in terzo
luogo, nell’attimo dell’assalto la preda rimane “bloccata” contro la
superficie perdendo la possibilità di fuggire nella direzione
opposta dalla quale viene attaccata. A causa della massa e della
grande velocità dell'assalto del Grande Squalo Bianco, la preda
frequentemente viene addirittura sbalzata fuori dall'acqua. In molte
occasioni è lo squalo stesso a compiere straordinari salti fuori
dall'acqua.
La propensione a
compiere attacchi verticali dal basso verso l’alto, è concomitante
ai cambiamenti fisici conseguenti la crescita dell’animale, come
l’ampliamento dei denti che si ritiene sia un adattamento per
l’alimentazione sui mammiferi marini.
Poche ipotesi
circa i comportamenti alimentari degli squali bianchi sono state
compiute basandosi su osservazioni in circostanze realmente
naturali, una delle più conosciute detta “bite, spit and wait”
(mordi, sputa e attendi), si compone di tre fasi:
 |
inizialmente lo squalo azzanna la preda e la rilascia, |
 |
lo squalo
poi attende che essa muoia per lo shock o per il
dissanguamento, |
 |
successivamente
ritorna per alimentarsi dell’animale morente o già morto. |
Tuttavia,
osservazioni recenti fanno ritenere che la motivazione principale
sia che gli squali, solo assaggiando, possano decidere dal sapore a
loro gradevole o meno, se una preda sia idonea alla loro
alimentazione.
È ormai
ampliamente verificato che gli squali bianchi preferiscono nutrirsi
di animali ricchi di grasso altamente energetico, rispetto a prede
energeticamente povere. Queste considerazioni sono sostenute dalle
numerose osservazioni di aggregazioni di squali bianchi documentati
alimentarsi selettivamente di grasso di carcasse di balena e non
sugli strati di muscolo.
Sono stati
osservati anche casi in cui esemplari di taglia media, in presenza
di possibili prede, nuotavano tutti nella stessa area, mostrandosi a
turno, con lo scopo di disorientare la vittima, lasciando ipotizzare
(ma non tutti gli studiosi sono concordi su quest’argomento) che
fosse in atto una sofisticata tattica coordinata di caccia di
gruppo, come se i diversi squali, alternativamente, avessero il
compito di distrarre l'attenzione della vittima per consentire ad un
preciso esemplare preposto di sferrare l'attacco di sorpresa finale.
Ciò farebbe emergere l'esistenza di un comportamento sociale ben più
evoluto di quanto sin d'ora teorizzato. Nelle medesime osservazioni
è anche emerso che una volta uccisa la preda, gli esemplari si
alimentavano sempre individualmente secondo un ordine gerarchico ben
stabilito.
Gli esemplari
maggiori, al contrario, cacciano sempre individualmente prediligendo
gli attacchi di sorpresa dal basso o da dietro, con l'obbiettivo di
limitare al massimo sia i rischi di ferite nella lotta con le prede,
che il dispendio energetico.
Gli assalti
vengono compiuti preferibilmente nella zona addominale o in
prossimità del peduncolo caudale, causando devastanti ferite e gravi
mutilazioni. Questa tecnica è ottimale per cogliere di sorpresa
pesci veloci, come ad esempio i tonni o i pesci spada, che vengono
feriti gravemente e praticamente immobilizzati al primo assalto,
per poi essere lasciati morire dissanguati. Lo squalo quindi si
allontana, ma senza lasciare la zona, in modo di minimizzare i
rischi di possibili traumi causati dalla strenua difesa delle prede,
per poi ritornare con calma a terminare il pasto. La medesima
strategia di assalto dal basso o da dietro verso la regione caudale,
è fondamentale per evitare di essere individuati dal sonar naturale
dei cetacei, collocato nel melone posto nella zona frontale
della scatola cranica, che consente solamente una localizzazione
anteriore e solo parzialmente laterale.
Per raggiungere
la velocità necessaria per compiere con successo gli assalti
verticali che si concludono frequentemente con incredibili slanci
aerei, il Grande Squalo Bianco ha bisogno di una profondità di
almeno 12-15 metri.
Questi si
verificano di norma attorno alle isole rocciose colonizzate da
mammiferi marini, negli orari in cui le possibili
prede lasciano, o fanno ritorno alle sicure coste. Gli squali
in caccia pertanto sono indotti a pattugliare sistematicamente i tratti di mare dove i fondali hanno
dei ripidi salti che raggiungono almeno tali profondità.
Perchè si
verifichino questo tipo di assalti sono necessarie le seguenti
condizioni:
 |
il sole
deve essere basso sull'orizzonte, in modo che la maggior
parte dei suoi raggi si rifletta sulla superficie
dell'acqua, orientativamente dalle 5:00 alle 7:00 del
mattino e nel tardo pomeriggio prima del tramonto, in quanto
nelle ore centrali della giornata il sole alto farebbe
penetrare la luce in profondità, svelando più facilmente la
presenza del predatore. |
 |
La
condizione migliore viene ottenuta con il cielo nuvoloso.
|
 |
Il mare
non deve presentare onde lunghe, i cui effetti giungono sino
alla profondità dove si trovano gli squali in agguato, che
risentendo anch'essi dei movimenti potrebbero essere scorti.
|
 |
Le onde
corte, al contrario generano finissime bollicine
in sospensione nell'acqua, celando ancor meglio l'aggressore.
|

L'immagine rappresenta
le migliori condizioni che consentono al
Grande Squalo Bianco di sferrare un attacco verticale: sole basso
sull'orizzonte - o meglio ancora - cielo coperto, onde brevi che
generano minuscole bollicine in sospensione nell'acqua, fondale che
presenta un ripido salto verticale che raggiunge una profondità di
almeno 12 - 15 m,.
Illustrazione di
Vittorio Gabriotti
Gli squali
in questa situazione fanno affidamento al loro colore dorsale scuro
che li rende praticamente invisibili alle prede nel bassissimo
contrasto tra le scure rocce del fondo e le alghe, mentre al
contempo riescono a scorgere perfettamente stagliati in controluce i pinnipedi in superficie. Individuata la preda propizia, lo squalo,
senza nessuna esitazione, le si scaglia contro nuotando a velocità
elevatissima, tale sino da fargli compiere prodigiosi, quanto
spettacolari, balzi fuori dall'acqua.

L'ultimo istante di un
assalto del Grande Squalo
Bianco (Carcharodon carcharias).
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19.
Comportamenti di competizione intraspecifica e
interspecifica
Per lungo tempo considerati
erroneamente animali poco
intelligenti e primitivi, gli squali hanno mostrato, al contrario,
comportamenti complessi ed assai interessanti, molto simili a quelli
ostentati da numerosi vertebrati ritenuti
superiori.
Numerosi
squali, tra cui il Grande Squalo Bianco, esibiscono comportamenti di
minaccia ritualizzando
combattimenti ed aggressioni per stabilire la supremazia di un
individuo
sull'avversario.
Per
i grandi predatori, dotati di armi micidiali, è fondamentale
stabilire gli ordini gerarchici senza lotte feroci che avrebbero
risultati eccessivamente cruenti, con effetti devastanti sulla
sopravvivenza della stessa specie.
Sui
corpi di numerosi esemplari, sia sessualmente maturi che immaturi,
di entrambi i sessi, sono
chiaramente
riconoscibili le cicatrici
delle ferite lasciate durante questi combattimenti ritualizzati, che
pertanto non sono riconducibili ai conosciuti morsi d'amore
utilizzati dal maschio per invitare e trattenere la femmina durante
l'accoppiamento.
In taluni casi di
competizione intraspecifica
(tra squali della stessa specie), come in presenza di una fonte di cibo, sono
state documentate gare di spruzzi effettuate colpendo violentemente
la superficie dell’acqua con la pinna caudale. Questo comportamento
definito "tail
slap" (schiaffi caudali) o "splash fights" (lotta di spruzzi), avviene in direzione dell'antagonista, ma senza arrivare ad uno
scontro diretto. Il rivale pertanto percepisce il messaggio sia con la vista,
che con
l'udito, che con la linea laterale sotto forma di onde di pressione.

Tail
slap o splash fights.
Un
comportamento simile, ma dal messaggio più intenso, parrebbe essere
il "pattern breach" nel quale lo squalo balza con due
terzi del suo corpo fuori dall'acqua per atterrare orizzontale con
fragorosi spruzzi. Più semplicemente, questo stesso comportamento,
potrebbe
anche essere usato per contribuire a rimuovere i parassiti dal corpo
o attirare un partner durante il corteggiamento, ma può altresì
essere il risultato di un fallito assalto verticale verso una preda.

Pattern breach.
Gli squali bianchi sono stati osservati anche ruotare su un lato
esasperando i colpi di coda in una direzione "tilting behavior"
(comportamento inclinato).
Le
gerarchie vengono stabilite anche attraverso un più sottile linguaggio del
corpo, come abbassare
le pinne pettorali ed aprire parzialmente la bocca o mordendo a
scatti a vuoto l'acqua.
Parimenti
le
gerarchie provvisorie in presenza di cibo vengono generalmente
stabilite in base alla taglia, l'esemplare visibilmente più grosso
nuota deciso in rotta di collisione frontale verso un secondo
esemplare, il quale in segnale di sottomissione cede il passo
virando per primo. Oppure uno squalo si posiziona tra la
preda e un secondo squalo, impedendo a quest'ultimo di alimentarsi. Un
atteggiamento osservato nell'Australia meridionale
è il "repetitive aerial gaping" (apertura aerea ripetuta) in
cui gli squali emergono con le loro teste dall'acqua, aprendo e
chiudendo parzialmente, adagio e ritmicamente la bocca, mentre nuotano
lentamente in superficie. La differenza sostanziale tra questo
comportamento e la normale alimentazione in superficie è che il "repetitive
aerial gaping" non è diretto verso la fonte di cibo o la
possibile preda.

Repetitive aerial gaping.
In
caso di dimensioni simili, si sono osservati squali nuotare
paralleli fianco a fianco, al fine di valutare le reciproche
dimensioni e far intimorire il contendente, sino a quando
l'esemplare più piccolo desiste e lascia via libera al
rivale.

Parallel swimming.
Generalmente l'esibizione di tutti questi comportamenti è stata
osservata con esemplari di dimensioni simili, senza una particolare
distinzione tra i sessi, e solo molto raramente con animali di
dimensioni decisamente diverse, in quanto in quest'ultimo caso, la
gerarchia è immediatamente ed inequivocabilmente stabilita già dalla
differenza dimensionale.
Nel caso invece di individui di proporzioni simili, vengono
ostentati rituali esibiti attraverso un sottile linguaggio del
corpo, volti a sottomettere l'avversario stabilendo in maniera
chiara la supremazia di un individuo
sull'avversario,
senza lotte feroci che in animali dotati di micidiali
mandibole, porterebbero risultati controproducenti anche
sull'esemplare che dovesse prevalere.

Pigghy backing.

Follow.

Swim By.

Give Way with Jaw Gape.

Follow Give Way.
Tutto ciò confermerebbe che generalmente gli
squali presentino comportamenti intraspecifici molto più pacifici di numerosi altri animali (pesci,
uccelli e mammiferi - uomo compreso).
Relativamente
all’aggressione interspecifica (verso animali di specie diverse), si
è riscontrato che gli squali bianchi sono decisamente dominanti su
tutte le altre. Ad esempio, in abbondante presenza di cibo, come nei
pressi di una carcassa di balena, le gerarchie si stabiliscono
subito: mentre gli squali bianchi si cibano a turno uno dopo
l'altro, o al massimo in due, badando di stare ben distanti sui lati
opposti della carcassa, le verdesche
Prionace glauca sono costrette ad attendere a debita distanza, o
al massimo possono approfittare solo di qualche piccolissimo
brandello portato loro dalla corrente.

Le gerarchie vengono
generalmente stabilite in base alla taglia attraverso un sottile
linguaggio del corpo, come abbassare le pinne pettorali ed aprire
parzialmente la bocca. In presenza di cibo, l'esemplare visibilmente
più grosso nuota deciso in rotta di collisione frontale verso un
secondo esemplare, il quale in segnale di sottomissione cede il
passo virando per primo.
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20.
Predatori
 |
Gli
esseri umani rappresentano la minaccia più grande alla
sopravvivenza di questa specie.
|
 |
In
natura non esistono predatori, se si escludono le possibili
predazioni comunque eccezionali effettuate da orche (Orcinus orca) e
dagli esemplari conspecifici più grandi.
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21. Pericolo
per gli esseri umani
 |
Estremo: questa specie è responsabile di numerosi
attacchi non provocati agli esseri umani (bagnanti, nuotatori,
surfisti, kayakers e subacquei), molti di loro mortali.
|
 |
Molti attacchi imputati in passato al Grande
Squalo Bianco sono in realtà attribuibili a diversi
Carcarinidi, in particolar modo al Carcharhinus leucas
e allo Squalo Tigre
(Galeocerdo cuvier).
|
 |
Numerosi subacquei che hanno incontrato il
Grande Squalo Bianco in immersione, sono stati avvicinati ed
osservati senza che questo mostrasse segni di
aggressività.
|
 |
Nei casi in cui gli attacchi sono sicuramente
imputabili al Grande Squalo Bianco, una percentuale molto
considerevole (intorno al 74%) si è rivelata non fatale. Si è
propensi a supporre pertanto che in realtà si tratti di un
errore di identificazione da parte dello squalo che scambia
l’uomo per una delle sue prede abituali rilasciandolo subito
dopo il primo morso. È di conseguenza ipotizzabile che taluni
attacchi si verifichino solo con l’intenzione di valutare la
commestibilità degli oggetti incontrati; questo spiegherebbe
perché gli squali attacchino inspiegabilmente una varietà
così diversa di oggetti per forma, colore e dimensione e del
perché spesso non portino un assalto finale dopo il primo
assaggio.
|
 |
Un singolo morso di valutazione, compiuto senza
serrare completamente le mascelle, purtroppo però può
infliggere ferite dagli esiti mortali a causa delle gravissime
lacerazioni, dei traumi, della recisione di importanti arterie
e dello shock
conseguente. |

Cartello di
avvertimento esposto in numerose spiagge australiane
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22. Nomi
regionali e locali italiani
Esiste
una grande varietà di nomi locali e dialettali, molti dei quali
caduti in disuso, ma molti ancora utilizzati nel linguaggio del
luogo e dai pescatori.
 |
Liguria:
pesciu
can, pescio can (Genova), cagnasson de fondo (Genova)
|
 |
Toscana:
pesce hane (Livorno)
|
 |
Lazio:
canesca (Roma) |
 |
Sardegna:
canusu (Olbia), pisci cani (Cagliari)
|
 |
Campania:
mangia alice (Napoli),
damiano |
 |
Calabria:
palumbina, pisci cani (Catanzaro)
|
 |
Sicilia:
pisci mastinu, mastinu feru, caniscu, pisci cani grossu,
lamia, imbestinu, mbistinu (Palermo), pisci bistinu (Messina),
pisci cani (Messina), tonnu palamitu di funnu
(Catania) |
 |
Puglia:
pesce cane |
 |
Veneto:
cagnia |
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23. Nomi comuni
in altre lingue
Conosciuto
scientificamente come
Carcharodon
carcharias, in ogni paese del mondo viene chiamato con una
moltitudine di nomi locali e dialettali caratteristici.
Questa
specie viene percepita come la più pericolosa tra tutti gli squali
per gli esseri umani, di conseguenza, molti dei nomi
folcloristici
lo identificano come animale malvagio anche in quei luoghi dove mai
si sono verificate aggressioni nei confronti degli esseri
umani.
 |
Albania:
peshkaqen njeringrenes
|
 |
Algeria:
kalb bahr
|
 |
Australia:
Great White Shark, white pointer, white death, tommy
shark
|
 |
Canada:
Great White Shark, mangeur d'homme, grand requin blanc
|
 |
Croazia:
velika bijela psina, pas
ljudozder
|
 |
Cuba:
devorador
de hombres,
jaquetón
de ley |
 |
Danimarca:
blå haj, store hvide haj, menneskehaj
|
 |
Egitto:
wahsh |
 |
Filippine:
pating
|
 |
Finlandia:
valkohai
|
 |
Francia:
grand requin blanc, requin blanc, requin mangeur d'homme,
lamie, carcharodonte
|
 |
Germania: großer
weißer hai,
menschenhai, weißhai
|
 |
Grecia:
sbrillias,
skylópsaro
sbríllios, carcharos
|
 |
Giappone: hôjiro, hohojirozame
|
 |
Gran
Bretagna: Great
White Shark,
man-eater Shark
|
 |
Israele:
karish
lava |
 |
Italia: pescecane, grande squalo bianco,
squalo bianco
|
 |
Malta: kelb il-bahar, kelb-il-bahar
abjad, silfjun, huta tax-xmara
|
 |
Marocco:
kalb bahr
|
 |
Norvegia:
hvithai
|
 |
Nuova
Zelanda: mango-taniwha, mango-ururoa
|
 |
Olanda:
mensen haai, witte haai, tribon blancu (Antille Olandesi)
|
 |
Perù:
tiburón
antropófago |
 |
Polonia:
zarlacz
ludojad |
 |
Portogallo: tubarão de São Tomé, tubarãos
branco, tibarão-come-homens
|
 |
Repubblica Ceca: žralok bílý veliký
|
 |
Romania:
rechin
alb, rechin
mancator de oameni
|
 |
Russia:
geldevaja akula
|
 |
Serbia:
sas
modrulj |
 |
Slovenia:
beli morski volk
|
 |
Spagna:
jaquetón blanco, jaquetón, tiburón blanco, devorador de
hombres, marrajo,
tauró blanc (Catalunya), salroig (Majorca), marraco
(Barcelona), sarda (Canarie)
|
 |
Stati
Uniti: Great White Shark, maneater
|
 |
Sudafrica: Great White Shark, blue
pointer, tommy shark, uptail, witdoodshaai
(Afrikaans)
|
 |
Svezia: stora, vita hajen, jätte-håbrand,
stor vit haj, vithaj
|
 |
Tunisia:
kalb bahr
|
 |
Turchia:
karkarias
|
 |
Yugoslavia:
pas modrulj, pas liudozder |
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24. Ecoturismo
Numerose organizzazioni di ecoturismo si sono
sviluppate attorno al mondo nei principali luoghi frequentati da
questo predatore: al largo dell’Australia meridionale, del Sudafrica
e della California.
Ciò ha contribuito a portare una miglior conoscenza
tra il grande pubblico dei problemi legati alla sopravvivenza degli
squali, contribuendo alla sensibilizzazione verso la necessità di
una protezione efficace a livello mondiale.
Per contro, attualmente, vi è molto conflitto tra gli
operatori turistici che sostengono il diritto di poter portare gli
appassionati ad osservare gli squali nel loro ambiente naturale, ed
i ricercatori che ritengono che le attività di turismo
interferiscono con le loro ricerche.
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25.
Protezione
Il Grande Squalo Bianco raggiunge molto tardi la
maturità sessuale,
ha un lungo periodo di gestazione e partorisce un esiguo numero di
piccoli,
in un ambiente dove è altissima la competizione e la selezione
naturale.
Lo
sterminio perpetrato dall'uomo per i più diversi motivi ha ormai
drammaticamente decimato le popolazioni di squali rendendone sempre
più difficile la ripresa.
Purtroppo
oggi il Grande Squalo Bianco è una specie protetta localmente solo in Sudafrica, in
Namibia, alle Maldive, in Australia, in California, nel
litorale atlantico degli Stati Uniti, nel Golfo del Messico e in
Florida.
Il
Grande Squalo Bianco è incluso nell'appendice 2 del Protocollo sulle
aree specialmente protette e sulla biodiversità della
convenzione di Barcellona del 1996 e dal 1999 ed è formalmente
protetto nelle acque dell'Italia e di Malta, unici Stati che hanno
ratificato le decisioni della convenzione di
Barcellona.
In
Italia è pertanto protetto, sulla carta. Di fatto non sono previste
sanzioni ed il controllo è inadeguato.
A
tutt'oggi nel mondo continua a perdurare quasi indisturbata
un'ignobile rete di mercato nero che perpetua la vendita di mascelle
e denti di squali uccisi appositamente solo per questo
scopo.
Nell'agosto 2005 il Grande
Squalo Bianco
è stato finalmente incluso nell'APPENDICE II ALLEGATO B della lista
CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of
Wild Fauna and Flora - Convenzione sul Commercio Internazionale
delle Specie in Pericolo di fauna e flora selvaggia),
conseguendo
la protezione internazionale, se questo a qualcosa può servire,
mancando in realtà i veri controlli nei luoghi di possibile cattura.
La
conservazione degli squali è però inseparabile dalla salvaguardia
del loro habitat, delle catene alimentari e dell’ambiente
marino.
Questa
potrà essere attuata solo con una cooperazione internazionale volta
alla gestione razionale ed all'utilizzo sostenibile delle risorse
marine disponibili, unita al mantenimento della popolazione mondiale
entro i livelli compatibili con le risorse
disponibili.
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26.
Raccolta dati e schede
per la segnalazione avvistamenti
In caso di
osservazione subacquea, di avvistamento da riva o da una barca,
nell'eventualità di pesca o cattura di squali in Mar Mediterraneo, è
di grande importanza raccogliere il maggior numero possibile di dati
ed informazioni, da mettere a disposizione della comunità
scientifica internazionale per contribuire significativamente al proseguimento dei vari
programmi di ricerca in atto.
Le
osservazioni sono di enorme valore per ampliare le conoscenze su
questi animali in ogni settore, e contribuire di conseguenza anche
alla loro salvaguardia e protezione. Saranno considerate sicuramente
molto utili anche segnalazioni incomplete o lacunose, infatti non è
escluso che successivamente sia possibile effettuare degli
approfondimenti.
Per
collaborare alle segnalazioni è possibile salvare come immagine e stampare le schede di
seguito allegate, compilandole con la maggior cura possibile come
indicato nelle istruzioni.
Le
schede compilate ci potranno poi essere fatte pervenire via e-mail o
via fax agli indirizzi e numeri indicati.
Più
precisamente, le schede sono le seguenti:
 |
Scheda A - SEGNALAZIONE/OSSERVAZIONE SQUALI.
|
Fornisce
tutti i dati
di base per la ricostruzione della segnalazione.
 |
Scheda B - MISURE MORFOMETRICHE BASE E DATI
OSSERVAZIONE.
|
Da
compilare congiuntamente alla Scheda A, fornisce tutti i dati
morfometrici di base e i dati precisi di tutte le rilevazioni ed
osservazioni.
 |
Scheda C1 -
SCHEMI DI RILEVAZIONE MISURE MORFOMETRICHE BASE.
|
Fornisce le
indicazioni su come effettuare esattamente le misurazioni
morfometriche del corpo e dei particolari anatomici.
 |
Schede
C2/C3/C4 - SCHEMI DI RILEVAZIONE MISURE DENTI, DENTELLATURA,
MASCELLE e
RILEVAZIONE COLORAZIONE E SEGNI DISTINTIVI. |
Fornisce le
indicazioni su come effettuare esattamente le misurazioni
morfometriche dei denti, delle mascelle e sulla rilevazione della
colorazione e dei segni distintivi.
 |
Scheda D (2 pagine) - ISTRUZIONI DI COMPILAZIONE E
MISURAZIONE. |
Fornisce
tutte le istruzioni sulla raccolta e sul rilevamento corretto dei dati e
(con l'ausilio delle Schede C1, C2, C3, C4), sulla compilazione delle Schede A e B.

Scheda A
- SEGNALAZIONE/OSSERVAZIONE SQUALI

Scheda B
- MISURE MORFOMETRICHE BASE E DATI OSSERVAZIONE

Scheda C1
- SCHEMI DI MISURAZIONE MISURE MORFOMETRICHE BASE

Schede
C2/C3/C4 - SCHEMI DI MISURAZIONE MISURE MORFOMETRICHE BASE
e RILEVAZIONE COLORAZIONE E SEGNI DISTINTIVI

Scheda D
(pagina 1 di 2) - ISTRUZIONI DI COMPILAZIONE E MISURAZIONE

Scheda D
(pagina 2 di 2) - ISTRUZIONI DI COMPILAZIONE E MISURAZIONE
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27. La più leggendaria delle creature
Il Grande Squalo Bianco, uno dei supremi predatori del
mare, è una creatura profondamente affascinante per molte
persone.
Malgrado l’odierno enorme interesse scientifico e
popolare suscitato per questo formidabile predatore, esso rimane una
tra le più incomprese delle creature del mare.
È una combinazione intensamente seducente di grandi
dimensioni, carisma, minaccia ed il mistero, che rende il Grande
Squalo Bianco il mostro moderno che molta gente trova
irresistibile.
Chi ha la fortuna di poterlo ammirare riceve
immediatamente l’impressione di trovarsi di fronte ad un’animale
straordinario, caratterizzato da una colorazione dorsale e ventrale
contrastante, grandi occhi scuri e un sorriso enigmatico con una
personalità affascinante: una miscela misteriosa di curiosità e
timidezza che contrasta con la sua fama di terrificante
leviatano.
Più aumenteranno le persone capaci di apprezzare
questa bellezza, unita alla consapevolezza del suo immenso valore
nell'ecosistema marino, più cresceranno le probabilità di
sopravvivenza di questo splendido selvaggio del
mare.

Carcharodon carcharias:
l'animale più affascinante della terra.
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